Il Cristianesimo esiste ancora?
Cito due libri per introdurre queste note su di un problema di scottante attualità, soprattutto in questa fase della pandemia da corona-virus, che sembra stia passando, (ma non così velocemente come vorremmo).
Il primo è del benedettino francese Adrien Candiard, da poco pubblicato sotto il titolo “La cristianità è morta, davvero morta. La speranza di vedere il mondo intero, grazie allo sforzo dei missionari, vivere un poco alla volta al nostro ritmo – battesimo, prima comunione, cresima, matrimonio, funerale cristiano – ha bruscamente deragliato. Noi credevamo che questa fosse la volontà di Dio e che potevamo viverlo al suo passo con cuore fiducioso. Ed ecco che si è fermato.”
Fai anche tu il ministrante!
Io faccio il ministrante da un po' di anni ormai; ho cominciato in quinta elementare e ancora adesso continuo ad aiutare Don Giovanni con le celebrazioni.
Quando ero ancora alle elementari andavo a messa tutte le domeniche ma mi annoiava e non mi piaceva tanto stare seduto sui banchi a non fare niente. Tuttavia ho cominciato ad interessarmi al servizio dei ministranti, forse anche perché mia sorella faceva la ministrante, e così, diventato ministrante, cominciai a partecipare alla messa con più interesse proprio perché vedevo la messa da un'altra prospettiva.
L’esigenza di relazioni autentiche e fraterne
Dai Gruppi di Ascolto per il Sinodo
Il cammino del Sinodo diocesano della Chiesa di Padova è arrivato alla fine della fase preparatoria: anche la nostra parrocchia ha ospitato gli Spazi di dialogo dove, grazie alla disponibilità di alcuni facilitatori (a cui va il nostro ringraziamento), circa una quarantina di persone divise in cinque gruppetti si sono ritrovate per dialogare sui punti di rottura e i germogli di bene nel contesto personale e sociale, e sulla visione di Chiesa che sogniamo. Il frutto di questi incontri, svolti nelle parrocchie e conclusi a gennaio, è la base di partenza del lavoro del Sinodo diocesano, con lo scopo di comprendere meglio la realtà attuale per rimanere fedeli al Vangelo e alla Missione di Gesù attraverso i tempi nuovi.
Comunità di relazioni come cura del narcisismo diffuso…
Una esperienza da facilitatori nella nostra parrocchia
Ho accolto con piacere di svolgere la funzione di facilitatore per conto della Parrocchia, su mandato della nostra Diocesi in vista del Sinodo Diocesano. Una posizione interessante per facilitare le narrazioni degli amici parrocchiani invitati a dialogare sul futuro della nostra Chiesa Padovana e non solo. Un’ottima occasione d’incontro – dopo un periodo avaro di contatti – per riflettere e capire come viviamo la Chiesa oggi ma soprattutto raccogliere idee ed intuizioni per quella che verrà.
Un impegno che è un dono
Ancora sull’esperienza dei facilitatori
Quando ci hanno proposto se potevamo fare i facilitatori, all’inizio l’abbiamo colto come (aiuto!) un ulteriore impegno. Invece si è rivelato un duplice dono: il primo è stato l’opportunità di partecipare ai corsi di formazione diocesani, molto ben fatti, che ci hanno arricchito nella scoperta di questa nuova proposta della Chiesa padovana in sintonia con quanto fortemente voluto da Papa Francesco: un Sinodo Universale per riscoprire la bellezza di camminare insieme, dove è importante l’apporto di ognuno.
Continua il dialogo tra un giovane e il suo parroco
Questa volta si confrontano commentando un articolo dello scrittore Alessandro D'Avenia sul "battesimo" di Achille Lauro a Sanremo
Il commento di Alessandro D’Avenia in merito al battesimo di Achille Lauro sul palco di Sanremo offre certamente interessanti spunti di riflessione. Pur concordando pienamente sulla profanità del gesto del cantante, e lodando l’introduzione sulla vita eterna, mi sento in dovere muovere una critica verso la riflessione dello scrittore palermitano.
Egli, nel descrivere il fatto di aver ricevuto il battesimo pochi giorni dopo la nascita, fa coincidere la ricezione del sacramento con il dono della fede. Afferma infatti che, nel momento in cui ha ricevuto il battesimo, ha aperto un conto a credito illimitato, che con i successivi sacramenti ha semplicemente dovuto riconfermare.
Il Dio in cui non credo e il Dio in cui credo
La risposta di un giovane ad una domanda scomoda
Solitamente quando si è piccoli ci si inizia a porre delle basilari questioni su Dio, come ad esempio dove sia, chi sia, come sia fatto e che cosa faccia. Spesso, a queste domande dei bambini, gli adulti preferiscono dare risposte semplici e più concrete possibili, immediatamente intuibili anche dai più piccoli; di conseguenza ci si abitua a vedere Dio come una figura onnipotente che ci ama, ma allo stesso tempo di carattere autoritario, in quanto punisce i malvagi che non obbediscono alle regole dettate dalla religione.
Crescendo e maturando in genere si abbandona questa visione semplicistica nel momento in cui le domande che ci poniamo diventano più complesse, arrivando a chiederci ad esempio cosa possano davvero significare i concetti di amore, infinito ed eternità, e di conseguenza anche di vita eterna.