La risposta di un giovane ad una domanda scomoda
Solitamente quando si è piccoli ci si inizia a porre delle basilari questioni su Dio, come ad esempio dove sia, chi sia, come sia fatto e che cosa faccia. Spesso, a queste domande dei bambini, gli adulti preferiscono dare risposte semplici e più concrete possibili, immediatamente intuibili anche dai più piccoli; di conseguenza ci si abitua a vedere Dio come una figura onnipotente che ci ama, ma allo stesso tempo di carattere autoritario, in quanto punisce i malvagi che non obbediscono alle regole dettate dalla religione.
Crescendo e maturando in genere si abbandona questa visione semplicistica nel momento in cui le domande che ci poniamo diventano più complesse, arrivando a chiederci ad esempio cosa possano davvero significare i concetti di amore, infinito ed eternità, e di conseguenza anche di vita eterna.
l Dio in cui non credo penso sia assimilabile al primo descritto, ovvero un essere onnipotente, in grado di influenzare direttamente la storia e le vite umane. Questa concezione di Dio è quella tipica dell’età medievale, periodo in cui le pestilenze erano considerate punizioni divine, in cui ci si fidava ciecamente dei dogmi e si seguiva quasi letteralmente ciò che era riportato nei testi sacri. Magari questa visione può sembrare superata e crediamo di essercela lasciata alle spalle, ma c’è ancora gente che interpreta la Bibbia in modo simile, come ad esempio chi rifiuta le teoria sull’evoluzione affidandosi esclusivamente al creazionismo, oppure associa le disgrazie a punizioni rivolte ai peccatori.
Penso che un vero credente dovrebbe invece porsi delle domande su ciò in cui crede, seguendo gli insegnamenti della religione cattolica non per paura di Dio ma perché è convinto della loro veridicità e deve quindi metterli in pratica anziché eseguire cerimonie o riti senza interrogarsi sul loro reale significato.
Il Dio in cui non credo è quindi quello rappresentato come giudice severo, pronto a punire i peccatori, e creatore dell’uomo e di tutto l’universo; credo infatti che Dio sia invece una guida che non ci dà rigide istruzioni da seguire, ma al contrario ci aiuta a vivere la vita seguendo i suoi insegnamenti e soprattutto aiutandoci a capirne il significato.
Giacomo
Grazie, Giacomo, per aver accettato una domanda scomoda alla quale hai dato la tua franca risposta. Certo, sono d’accordo con te che il Dio in cui come cristiani crediamo non può essere affatto un Dio che punisce, ma un Dio che ama, che crea per amore e che affida all’amore, alla responsabilità e alla libertà dell’uomo il compito di collaborare al suo disegno che, come leggiamo nei primi versetti della Bibbia, è un disegno di bontà e di bellezza; purtroppo, l’uomo ha anche il potere di comprometterlo.
Ne sappiamo qualcosa, in particolare, di fronte al dissesto ecologico di cui siamo responsabili. Ma, colui che è nostro Padre, in Gesù Cristo, ci dona la guida sicura nella via della bellezza e della bontà che alla fine si imporranno sul male e sulla stessa morte.
E’ la certezza che ci dona la fede in Gesù Cristo risorto. E’ il vero significato della Pasqua. Ti auguro di continuare la tua ricerca e spero che, come te, tanti altri giovani si interroghino sul dono della fede e sullo sguardo che ci offre sulla realtà.
d. giovanni