Il dialogo tra un giovane e il suo parroco continua...
Ricordo che qualche anno fa, al camposcuola giovanissimi, chiesi a don Giovanni come egli riuscisse a conciliare la sua fede con le affermazioni che la scienza fa. La risposta, che mi parve più che esauriente all’epoca, fu che mentre la scienza si occupa di spiegare il modo in cui le cose avvengono, è compito di Dio quello di giustificare la causa per cui esse avvengono. Sperando di non aver frainteso, mi sono quindi immaginato Dio in veste di burattinaio, e noi come le sue marionette, completamente dipendenti da lui in ogni nostro atto, e facenti parte di un progetto più grande, talmente grande che spesso non riusciamo a comprenderne il significato. Se però ciò non fosse vero?
iò che ho sempre assunto da queste osservazioni è che è il destino a palesarsi davanti all’individuo, in un momento e luogo imprecisato (perchè le vie del signore sono imperscrutabili). Ma se questo volesse dire che il mio unico compito nella vita fosse quello di attendere la venuta di questo destino, e di aspettarmi con matematica certezza la venuta di tale destino, sarei quindi disposto a correre il rischio di vivere una vita in cui, alla fine, questo significato non riesca mai a trovarlo?
Il mio compito non è quello di deliberare affermazioni valide per tutti, poiché il primo a cui parlo sono io. Ciò che so per certo, però, è che il senso della mia vita non è qualcosa che devo attendere di ricevere dalle circostanze, come inizialmente pensavo, ma è unicamente frutto del mio lavoro e delle decisioni che io in qualità di individuo pensante posso fare, e sono l’unico responsabile dei miei successi e dei miei fallimenti, della mia tristezza e della mia gioia.
M. 17 anni
Caro M., ti sono grato perché mi offri l’occasione di continuare con te il nostro dialogo sulla fede e grazie a te continuarlo anche con altri tuoi coetanei che, alla tua età, età di interrogativi seri e vitali, si pongono una questione così decisiva per dare un senso alla propria vita.
Ti ringrazio anche perché mi dai la possibilità di ritornare alla tua domanda di allora e di chiarire il senso di una risposta. Ti assicuro che con te condivido la convinzione che noi siamo responsabili della nostra vita ma aggiungo che non ci basta. Abbiamo bisogno di essere amati e di esserlo per sempre.
E il per sempre dell’amore non è in nostro potere. Il per sempre dell’amore è di Dio, come Gesù Cristo ce ne ha parlato e continua a parlarci; anzi ce ne ha dato testimonianza, nel suo donarsi totalmente a noi. In questo sta la ragione della Pasqua che siamo chiamati a celebrare insieme in questi giorni.
Dunque, Dio è il Padre che non ci esonera affatto dall’essere responsabili della nostra vita e di quella degli altri, rispetta la nostra libertà, non ci dice di mettere a tacere la nostra intelligenza. Non cerca sudditi e tanto meno vuole dei burattini, ama tutti come suoi figli.
E’ un Padre che ci ama e ci affida il meraviglioso mondo della natura; anche qualora noi, pretendendo di fare da soli, sbagliassimo, continua a volerci bene e ad assicurarci che la nostra vita non andrà mai perduta. E’, infatti, direbbe il profeta Isaia, scritta nelle sue mani con amore paterno e materno (Potresti leggere il bellissimo passo del profeta Isaia 49,15-16).
La nostra storia inizia nell’amore per restare sempre nel suo amore. Se la scienza ci aiuta a scoprire le leggi fisiche della realtà che ci circonda, a spiegare i fenomeni naturali, compresa la nostra vita, la fede ci aiuta a comprenderne il senso. A noi non basta sapere come funziona il mondo, la natura… ma noi ne cerchiamo il perchè, il significato ultimo, lo scopo di tutto.
Proprio, l’altro giorno leggevo la testimonianza di un prete anglicano, teologo e fisico matematico, figura centrale nel dibattito sul rapporto fra scienza e religione: “Mi piace dire che la mia visione del mondo ha due occhi: attraverso la prospettiva della scienza e della religione. Una visione binoculare che mi rende capace di guardare oltre quello che vedrei con un occhio solo. Devo prendere la scienza e la religione con la medesima serietà”. (*)
Immagino che vorresti ribattere a tutto questo. Ci conto di continuare questo dialogo con te e di poterlo allargare anche agli amici del gruppo giovanissimi appena ci sarà dato di riprendere i nostri incontri parrocchiali.
Don Giovanni
(*) Il testo dell’intero articolo di John Polkinghorne, deceduto a Cambridge il 9 marzo, lo puoi trovare nel sito di http://www.settimananews.it/