Il Gruppo in Dialogo sta promuovendo, con il desiderio di coinvolgere la nostra comunità, alcune riflessioni sul tema dell’educare i nostri ragazzi.
Partendo dalla lettura di alcuni testi di autori contemporanei si stanno sviluppando considerazioni e ragionamenti sull’urgenza dell’educare nel senso dell’accompagnare, non delegando, ma facendo tutti la propria parte in una sorta di alleanza educativa dove ognuno può ritrovarsi libero e insieme accompagnato e accolto nella sua ricchezza umana.
E’ necessario in questo mare di opportunità fornite dalla “rete” saper cogliere le provocazioni per trovare le giuste risposte, adottare una sorta di presidio atto a vigilare per indirizzare verso scelte consapevoli che siano comunque frutto di un ragionamento.
Per i nostri ragazzi la rete è diventata il contesto abituale, ci stanno dentro, la abitano, è diventata lo spazio per fare gruppo (quale?), il luogo della loro socializzazione dove prende volto la loro identità e si alimentano sogni, ideali, attese, confronti, disillusioni, senso di inadeguatezza e dove misurarsi con ciò che con spavalderia e fragilità, osano provare fino a mettere a rischio se stessi, la libertà, la crescita.
Gli strumenti digitali – in particolare gli Smartphone - stanno diventando una protesi del nostro corpo ed assumono un ruolo nella nostra vita che va ben oltre la vita reale, trasportandoci in un mondo virtuale in cui anche le relazioni diventano a distanza.
E noi adulti? Disorientati, incerti, timidi perché rispetto a loro, ci sentiamo degli immigrati, che non conoscono la loro lingua o che cercano goffamente spazi o stili non propri o che si tirano fuori, lasciando fare ad altri, abdicando alla propria responsabilità di educatori in favore di soggetti poco virtuosi, interessati e troppo spesso pericolosi.
Appare altresì evidente come, in qualità di genitori ed educatori, esista la necessità del crescere formandosi in maniera continua ed attenta promuovendo una sorta di alleanza educativa; la comunità anche quale forma di orecchio collettivo per un ascolto che sappia riconoscere gli indicatori del disagio al fine di attivare processi di sostegno e supporto.
Imparare ad ascoltare significa prendersi il tempo di capire. Quali sono le regole di un ascolto attivo o emotivo? Riusciamo a raggiungere e comprendere anche le parole non dette?
Temi e quesiti che meritano una profonda riflessione a favore dei nostri ragazzi e per contribuire a migliorare anche la società in cui viviamo.
Il Gruppo In Dialogo