Dal Libretto di Pasqua 2020
In un contesto diverso da quello che stiamo vivendo parlare di Pasqua in famiglia potrebbe essere inteso come un invito a vivere la solenne memoria della Pasqua nell’intimità degli affetti familiari. Ora, invece, privati dal convenire insieme nelle nostre chiese, non potendo ritrovarci come assemblea santa, siamo provocati a riscoprire che il nostro essere chiesa non viene meno nel momento in cui, per forza maggiore, non possiamo partecipare e condividere la mensa eucaristica, nella quale si consolida e si manifesta la nostra comunione con il Signore e tra di noi.
Certo, ne abbiamo avvertito in queste domeniche la mancanza. Ci siamo resi conto che la nostra fede ha bisogno dell’ascolto della parola di Cristo, del dono del suo Corpo e del suo Sangue e della nostra comunione fraterna. Ci siamo accorti che il partecipare fraternamente non è affatto cosa secondaria. E’ proprio dell’eucaristia, la mensa alla quale ci invita ogni domenica il Signore, essere esperienza di comunione con lui e tra di noi. La festa è con il Signore, il Crocifisso risorto, e con i fratelli e le sorelle.
Dovremmo allora nelle feste, in particolare nel Triduo pasquale e nella Pasqua, accontentarci di un momento di preghiera personale e di meditazione, di sicuro preziose, o di collegarci tramite i media? Perché non riscoprire che, in comunione con tutta la Chiesa, siamo davvero una piccola chiesa, una chiesa domestica tra le mura delle nostre case? E’ il momento di ricordarci che noi in forza del battesimo partecipiamo del sacerdozio di Cristo, abbiamo in noi il suo Spirito; siamo tutti sacerdoti.
Siamo dunque una chiesa che vive e celebra la Pasqua nelle case. Come non riandare alla testimonianza della prima comunità cristiana tramandata dagli Atti degli Apostoli e dalle lettere di Paolo apostolo? Le comunità cristiane allora si ritrovavano nelle case per pregare, leggere e ascoltare la Parola di Dio per celebrare la Cena del Signore e per vivere concretamente la fraternità.
Che cosa fare, allora? Vi invito a prendere in mano il fascicolo Dove vuoi che celebriamo la Pasqua che la Diocesi di Padova ha predisposto per vivere, in famiglia e in comunione con tutta la comunità, le celebrazioni pasquali a cominciare dalla domenica delle Palme. Non dovrebbero mancare, ed essere visibili, in quello che viene chiamato l’angolo bello della casa, i segni che ci richiamano continuamente all’evento pasquale come la Bibbia o il Vangelo, il Crocifisso, una candela (potrebbe essere anche quella che ricorda il battesimo), dei fiori, un ramoscello d’ulivo, un segno della carità (una cassettina o altro); in particolare, il giovedì santo, una brocca d’acqua potrebbe ricordare la lavanda dei piedi e, nella cena, potrebbero essere messi in particolare risalto il pane e il vino. Sono soltanto delle indicazioni per suscitare il desiderio da parte di tutti i membri della famiglia di mettere in risalto ciò che unisce la nostra esistenza quotidiana, personale e familiare, alla realtà della Pasqua della quale siamo stati fatti partecipi fin dal nostro battesimo.
Vorrei augurare che tutto questo traduca, in parole e segni, nell’ascolto della Parola, nella preghiera e nei riti domestici che facciamo, la consapevolezza di ciò che noi siamo, realmente figli di Dio e chiamati ad essere la sua Chiesa per vivere tra di noi e nel mondo lo stesso amore di Cristo. Sia possibile a tutte le famiglie, anche a chi fosse solo, quello che Papa Francesco scriveva nell’esortazione La gioia dell’amore: “La presenza del Signore abita nella famiglia reale e concreta, con tutte le sue sofferenze, lotte, gioie e i suoi propositi quotidiani”. Nella famiglia “Dio ha la propria dimora”.
Fraternamente
Don Giovanni