Dopo il verbo amare, il verbo aiutare è ancora più bello e lo sperimentiamo non senza difficoltà tutti noi operatori pastorali Caritas, che con costanza, anno dopo anno, condividiamo nei diversi ambiti: dopo-scuola, servizio legale, aiuti alle persone (cibo, bollette, vestiario e molto altro).
Può succedere che l'entusiasmo che ci ha spinto inizialmente possa lasciare spazio alle delusioni, ai fallimenti e non sempre quello che noi vorremmo avviene; ma è nelle nostre capacità di dare senso a quello che facciamo, che ci rende possibile sopportare e crescere nelle fatiche. Il volontariato è vivo quando lo liberiamo dal compito di essere un dovere e si integra con i nostri sogni, le nostre professionalità, le nostre passioni e i nostri progetti.
Comunità dove ciascuno sta bene, perchè tutti stanno bene, ma soprattutto dove avere il piacere che l'altro stia bene.
Prendiamo esempio da Gesù che per primo ci ha tracciato la via dell'amore fatto di gesti, parole e sguardi, incontrando ogni singola persona: povero, ricco, malato, emarginato, costruendo relazioni che possono rendere significativa la nostra vita.